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2017 - VIII - 2024

03 - 05 maggio 2024

Orbetello, ITALIA

Kayak Fishing

Fare un’introduzione al kayak fishing, soprattutto rivolta ai più pratici, verrebbe quasi da sorridere… E’ proprio così, poiché dal kayak si fa prima a dire quale tecnica non è consigliata, anziché elencare tutte quelle praticabili. Oltre dieci anni fa “sbarcava” in Italia questa fantastica modalità di andar per mare ben attrezzati con canne da pesca e attrezzature attinenti grazie alla facilità di conduzione dei mezzi dedicati; si aprirono in questo modo, fin da subito, orizzonti inesplorati anche ai novizi della pagaia. E’ chiaro che i pionieri hanno addosso, ancora oggi, le “cicatrici” di quell’esperienza fai da te che rimane insostituibile nella formazione di un bagaglio veritiero ed interamente vissuto in prima persona. Confrontarsi con il mare, per chi non ha esperienza e non adotta le dovute cautele, può davvero risultare rischioso specialmente sopra i nostri gusci di plastica o vetroresina; la possibilità di tempestive fughe da condizioni meteo improvvisamente avverse risulta piuttosto limitata data la propulsione a braccia o gambe, che non è certo paragonabile ad un qualsiasi natante a motore, stesso confronto in caso di cattura di pesci over size, giusto per fare due esempi. Insomma, la sicurezza viene prima di tutto!!

Grazie a questi veterani, ma soprattutto al fatto che molti di loro si sono prodigati nella promozione della disciplina attraverso la diffusione delle informazioni tramite forum, siti web, pagine sui social ecc…, oggi, chiunque voglia entrare in acqua con un kayak da pesca, può trovare una vera e propria enciclopedia dalla quale attingere risposte ad ogni quesito o dubbio gli si presenti. Analizziamo le tecniche praticabili, senza dimenticare le ridotte dimensioni del mezzo, partendo proprio dalla tipologia di kayak. Diciamo che le versioni di 3 metri di lunghezza, per 70/90 cm di larghezza, si adattano magnificamente alle tranquille acque interne o considerando una fase intermedia rappresentata dal sotto costa sempre in condizioni di mare piatto. Incrementando la stazza, fino a 4,80 metri di lunghezza, i più filanti e marini si adattano anche ad escursioni di diverse miglia e sono in grado di affrontare agevolmente un mare mosso sempre nei limiti della sicurezza. Da quanto si è potuto fino ad ora sperimentare, nessuna tecnica di pesca è preclusa a questi scafi. E’ sufficiente un minimo di spirito di adattamento (e avventura) ai ridotti spazi a bordo e il gioco è fatto.

Anche l’ausilio di strumentazioni elettroniche, come ecoscandagli e gps, possono favorevolmente trovare installazione sui kayak molti dei quali, negli ultimi anni, sono stati dotati di vere e proprie predisposizioni strutturali all’alloggiamento dei trasduttori sotto gli scafi e degli schermi sopra coperta. Dunque nessun limite anche per l'utilizzo di queste apparecchiature che in certe condizioni sono di straordinario aiuto per la localizzazione delle prede e la "lettura" del fondale. Ad oggi le specifiche tecniche di pesca da kayak più praticate sono la traina costiera, lo spinning, e i sistemi di presentazione in verticale quali il jigging, light jigging, inchiku, tataki, sabiki ecc..., ma non ci sono limiti a tutte le altre praticate anche dalla barca, se non per quelle che richiedono velocità oltre i 3-4 nodi tipo la traina veloce con artificiali destinati al pesce spada o alle lampughe che notoriamente necessitano almeno di 7-10 nodi. Per la traina leggera con gli artificiali è possibile insidiare occhiate, sugarelli e aguglie, con qualche gradita sorpresa come spigole, barracuda ecc..., tutti frequentatori delle scogliere e delle foci, quindi senza il bisogno di allontanarsi da riva.

Un vantaggio da non sottovalutare è la bassa velocità con la conseguente facilità di “centrare” un determinato punto del fondale, facendo transitare l’esca proprio dove vogliamo. A questo punto le prede insidiate diventano importanti sia come specie che taglia: dentici e cernie con l’ausilio del piombo guardiano rasentando il fondo, mentre per le ricciole o i tonni generalmente si tenta a mezz’acqua con piombatura più leggera a seconda della batimetrica dove vogliamo far nuotare l’esca. Diversamente da una barca, la posizione del pescatore sarà quasi sempre seduta e, specie nella tecnica a vertical, può essere comodo tenere le gambe in acqua fuori dal bordo laterale per gestire la fase di recupero in modo idoneo. Ciò non toglie che in alcuni modelli con spiccata stabilità primaria, in genere i più larghi, si possa pescare in piedi, posizione favorevole allo spinning e al fly fishing generalmente in acqua dolce dove avremo condizioni senza onde a favorire l’equilibrio del pescatore.

Di grande attualità la larga diffusione, nell’ultimo anno, di kayak dotati di propulsione a pedali; fino a poco tempo fa ad esclusivo appannaggio di un paio di costruttori molto conosciuti, oggi quasi tutte le marche presenti sul mercato sono in grado di offrire almeno un modello che naviga con l’uso delle gambe. Questo non rappresenta solo un vantaggio riferito alla resistenza nelle lunghe percorrenze, ma anche con riferimento alla velocità e soprattutto alla pesca consente di avere le mani libere e tenere la canna sotto controllo diretto, anziché dover riporre la pagaia e togliere la canna dal porta canne in caso di abboccata. Praticare il kayak fishing porta, chi lo sceglie, a ritrovarsi veramente a contatto diretto col mare o con gli ecosistemi d’acqua dolce, su cui è letteralmente adagiato a pelo d'acqua e gli basta allungare appena una mano per poterlo toccare. Un sussulto pur lieve sulla canna è subito avvertito fisicamente, e sensazioni ed emozioni vengono amplificate in maniera indescrivibile.

Il kayak fishing è una disciplina che appaga anche lo spirito di chi la pratica, e una giornata di pesca in kayak lascia sempre e comunque profondamente soddisfatto chi l'ha vissuta.

 

Col contributo di Kayak Fishing Italia